Emergenza Covid-19: la necessità di fare profilassi psicologica
Cari colleghi
Mario Sellini ed io abbiamo scritto questa lettera per condividere e incoraggiare tutti voi verso un’azione, rispetto al contenimento della crisi Covid-19, che riteniamo migliorativa e maggiormente incisiva rispetto a quanto già stiamo facendo. Si tratta, in altre parole, di passare ad uno step di intervento successivo. Non solo ascoltiamo, sosteniamo, curiamo, ma iniziamo anche a fare prevenzione e profilassi mettendo a disposizione di tutto il personale sanitario/amministrativo coinvolto nei Servizi le nostre competenze e i nostri strumenti. Non si tratta ovviamente di fare diagnosi ma di monitorare situazioni sub-cliniche, e che si spera restino a questo livello. Servono perciò idee e suggerimenti di strumenti veloci il cui impiego possa essere massiccio ed estensivo. In tal senso sono a chiedervi di farvi parte attiva scrivendomi e risponendomi alla mia mail privata: francomerlini@alice.it
Il tutto ha carattere di urgenza anche perchè AUPI Nazionale è impegnata a costruire momenti ed opportunità di collaborazione con le rappresentanze delle Professioni che attualmente sono impegnate a loro volta in prima linea nel contrasto al COVID-19. E’ indispensansabile poter presentare la Categoria con gli “strumenti” professionali di cui disponiamo, nessuno escluso, a partire da quelli forse meno utilizzati quali le scale ed i test che non servono solo a diagnosticare, ma come già detto sono utilissimi a definire il quadro psicologico esistente. In questo momento tutti fanno diagnosi. I media, i politici, i giornalisti, il personale interessato, tutti a dire che gli operatori sono sotto stress, che i cittadini italiani sono sotto stress, che il distanziamento sociale e l’isolamento in casa sono situazioni stressanti. Ma gli psicologi sono gli unici in grado di misurare con strumenti validi e validati la reale portata di queste situazioni.
Un caro saluto
Franco Merlini
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Cari colleghi,
vogliamo condividere una riflessione.
Noi psicologi ci stiamo comportando come le nostre Amministrazioni e come lo Stato. Abbiamo gli stessi identici difetti: zero prevenzione!
Stiamo lì ad aspettare che il virus faccia il proprio corso. Al massimo gli corriamo dietro.
All’emergenza psicologica, che tutti avvertiamo, noi psicologi rispondiamo…”aspettando”.
Aspettiamo nei nostri sportelli d’ascolto, aspettiamo nei nostri studi, aspettiamo al telefono. Aspettiamo. Nel frattempo comunichiamo la nostra disponibilità a sostenere, ad aiutare.
E questo è giusto, etico persin ovvio, ma aspettiamo che arrivi la domanda, la richiesta di aiuto.
Tale e quale la risposta all’emergenza sanitaria. Se non ha febbre alta, stia a casa!
Ma i medici, gli infermieri dopo i loro turni massacranti hanno tempo ed energie da dedicare a se stessi? Non pensano come tanti altri, pazienti, familiari e cittadini: ce la possiamo fare! Ce la possiamo fare da soli!?
Gli operatori sono eroi “non chiedono aiuto”. Gli italiani poi … danno il meglio di sé nelle difficoltà.
Nel frattempo l’emergenza psicologica rischia di dilagare. Le risposte di chi ha esaurito le proprie risorse psichiche saranno diverse (violenza, farmaci, alcool, depressioni ecc.).
Noi come i nostri amministratori non facciamo “tamponi”. Lasciamo che lo stress diventi disagio e forse patologia.
Noi c’eravamo. Noi eravamo attaccati al telefono. Siete voi che non ci avete chiamato.
Ma non dovremmo essere noi a dire agli infermieri, ai medici a ciascuno di loro individualmente, “guarda che le tue batterie si stanno esaurendo … attento che sei in riserva”.
Se non glielo diciamo noi, chi glielo deve dire?
Prevenzione è una parola. Noi dobbiamo fare PROFILASSI psicologica. Dobbiamo misurare lo stress dobbiamo avvertire quando qualcuno è al limite.
Le due infermiere che si sono suicidate cosa avrebbero dovuto fare? Avrebbero dovuto semplicemente bussare/telefonare allo psicologo per farsi aiutare/sostenere? Sicuramente sì ma se non fossero arrivate a quel punto… se qualcuno glielo avesse impedito … dato consapevolezza?
Alle Amministrazioni non dobbiamo offrire o mettere a disposizione solo la nostra disponibilità ad accogliere. No. Oggi il nostro intervento deve essere un intervento Proattivo
Siamo noi, che abbiamo il dovere di dire cosa serve oggi psicologicamente.
Certo i numeri verdi, le linee telefoniche dedicate, l’intervento a distanza, la disponibilità anche gratuita a farsi carico sono benemerite e benvengano ma non è solo questo che serve ad arginare l’emergenza psicologica.
Un caro saluto
Mario Sellini, Franco Merlini