NEWSLETTER – Settembre 2018
1) STATO DI AGITAZIONE INDETTO DAI SINDACATI: INTERROTTE LE TRATTATIVE PER IL RINNOVO DEL CCNL
2) PSICOLOGIA PER CHI?
3) NEUROECONOMIA: COME SI COMPORTA LA MENTE UMANA QUANDO SI FA UNA DONAZIONE
4) RICERCA: IL BATTITO CARDIACO DEL FETO COME BIOMARCATORE DELLO STRESS MATERNO.PROGETTO INTERNAZIONALE CON PARTNER TRIESTE.
5) ISS: AL VIA LAVORO SU LINEE GUIDA AUTISMO
STATO DI AGITAZIONE INDETTO DAI SINDACATI: INTERROTTE LE TRATTATIVE PER IL RINNOVO DEL CCNL
La delegazione sindacale ha interrotto le trattative per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro della Dirigenza Medica e Sanitaria.
Quali i motivi di questa rottura? I motivi nascono da lontano e risalgono all’inizio del 2018 quando ufficialmente si sono aperte le trattative per il rinnovo del contratto. Già nelle primissime riunioni abbiamo contestato le cifre che il Governo dell’epoca aveva previsto per il rinnovo del nostro Contratto. A fronte di un incremento per tutto il Pubblico Impiego fissato al 3,48% per la Dirigenza Medica e Sanitaria la percentuale effettiva si assestava sul 2,2%. A questo si aggiungeva la posizionerei MEF (Ministero dell’economia e delle finanze) e della Ragioneria che escludeva dal “Monte Salari” (l’insieme della massa salariale) l’Indennità di esclusività. Ciò avrebbe determinato una ulteriore riduzione dell’incremento contrattuale finale.
Tutto ciò era e rimane palesemente inaccettabile. Abbiamo chiesto al Governo Gentiloni di correggere queste distorsioni. Lo stiamo chiedendo oggi al Governo in carica. Lo abbiamo chiesto al Ministro della Salute, al Ministro della Funzione Pubblica, al Sottosegretario al MEF, Garavaglia. Non abbiamo ricevuto ancora nessuna garanzia certa. In questa legge di bilancio noi pretendiamo che arrivino le risposte alle nostre richieste.
Ma la rottura delle trattative è determinata essenzialmente dalla crescente preoccupazione dello “stato di salute” del servizio sanitario nazionale. Se il Governo non assume iniziative straordinarie il SSN è destinato a scomparire. Oggi non basta più, come ci è stato detto, che non verranno tagliati i fondi. Non basta. Negli ultimi 10 anni sono stati innescati dei meccanismi tali per cui il SSN muore perché non ci saranno più operatori. Negli ultimi 10 anni si è impedito il turn over ed oggi il numero di dirigenti medici e sanitari è inferiore del 10% a quello di alcuni anni fa. Nel giro dei prossimi 5 anni andranno in pensione oltre 30.000 medici e 6/7.000 dirigenti sanitari. Questi numeri potrebbero aumentare di molto se la quota 100 (pensione anticipata) dovesse entrare in vigore.
A questo punto il collasso del SSN è servito e la Sanità Privata ringrazia.
Un’ultima considerazione: la riduzione delle tasse, il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza porteranno un po’ di soldi in più nelle tasche degli italiani.
Temiamo che questi soldi in più saranno tali per gli italiani che sono in “buona salute” e che non si ammalano perché chi avrà bisogno di cure e chi si ammalerà dovrà rivolgersi alla Sanità Privata e i soldi in più concessi dal Governo non saranno sufficienti a pagare le cure. Così il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza, la riduzione delle tasse, tutti questi soldi entreranno direttamente nelle “capienti” tasche della Sanità Privata. Con buona pace della Solidarietà e dell’Universalità dell’assistenza sanitaria.
Chi avrà soldi poterà curarsi. Gli altri quelli che avranno la pensione di cittadinanza, il reddito di cittadinanza ecc. si dovranno arrangiare.
La difesa del SSN non è un problema solo dei dirigenti medici e Sanitari. Non è solo un problema contrattuale. Nel giro di pochi anni diventerà un problema per gli italiani. Non di tutti gli italiani; degli italiani che si ammaleranno e che non hanno i soldi per curarsi.
PSICOLOGIA PER CHI?
100.000 Psicologi, 50.000 iscritti ai corsi di laurea in Psicologia. Nonostante questi numeri in una sola università, sono stati attivato numerosi Master. Premesso che il Master è un percorso formativo “PROFESSIONALIZZANTE” il che significa che insegna ed autorizza a svolgere una professione, di seguito alcune di queste “professioni” o attività professionali che noi Psicologi giustamente rivendichiamo come nostre attività specifiche vengono attribuite, dall’università a tanti altri profili professionali, sottraendoli agli Psicologi.
Qualche esempio:
Modelli e metodologie di intervento per BES (bisogni educativi speciali), DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) e gifted children
Psicologia architettonica e del paesaggio
Psicologia dell’invecchiamento e della longevità
Psicologo di base nel territorio
Psicopatologia dell’apprendimento
Psicopatologia e neuropsicologia forense
Psicopatologie dello sviluppo
Nonostante la quasi totalità di questi master siano organizzati dai Dipartimenti di Psicologia, solo uno “master PSICOLOGO DI BASE NEL TERRITORIO” è riservato ai laureati in Psicologia. Tutti gli altri sono aperti a Medici, Pedagogisti, Architetti, ecc. Chi più ne ha più ne metta.
Continuando così, la Psicologia troverà lavoro a tanti laureati, ma non ai laureati in Psicologia.
E’ possibile andare avanti così? Chi deve fare qualcosa lo faccia e presto. L’AUPI, sindacato degli Psicologi, può solo denunciare quanto sta accadendo. Altre Istituzioni rappresentative della Professione hanno la facoltà ed il potere di intervenire.
NEUROECONOMIA: COME SI COMPORTA LA MENTE UMANA QUANDO SI FA UNA DONAZIONE
Al giorno d’oggi la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante ed è proprio grazie a questa che possiamo comprendere cose impensabili su come funziona la nostra mente. Per esempio, attraverso lo studio dell’attività cerebrale, possiamo capire cosa spinge le persone a inserire un lascito solidale nelle ultime volontà. In questo svolge un ruolo fondamentale la neuroeconomia, un nuovo campo di indagine nato dalla combinazione degli studi sulle neuroscienze e quelli relativi al processo decisionale economico.
Nello specifico, secondo una ricerca svolta da James Russell della Texas Tech University, durante l’atto decisionale di effettuare un lascito testamentario in beneficenza, sono due le regioni del cervello in cui si riscontra una maggiore attivazione: il precuneo e il giro linguale. Due regioni cerebrali la cui attivazione, secondo quanto dimostrato anche da studi precedenti, è legata a funzioni specifiche: essere in grado di prendere una prospettiva esterna di sé stessi (ricordando, per esempio, la recente morte di una persona cara) e riuscire a provare empatia per gli altri (richiamando alla memoria ricordi vividi della propria vita).
Il valore attribuito ad un lascito solidale è, dunque, la somma di due elementi: il donatore accoglie la prospettiva di qualcun altro e prova empatia per la sua condizione. Se uno di questi due elementi dovesse mancare, le persone non sarebbero propense a compiere gesti caritatevoli con un lascito solidale.
Un team di ricerca coordinato dal neuroeconomista Ernst Fehr dell’Università di Zurigo ha dimostrato, inoltre, che il modo in cui le aree del cervello interagiscono rivela i motivi alla base di una scelta altruista. Chi si comporta più o meno generosamente nei confronti di un’altra persona potrebbe farlo sia per ragioni di empatia (perché si immedesima nell’altro) che per motivi di reciprocità (per ricambiare un favore). E se non sempre queste motivazioni sono immediatamente riconoscibili osservando il comportamento, l’analisi delle connessioni cerebrali permette di distinguere fra le due alternative, con possibili risvolti a livello sociale. Ma quello che non si sapeva è che una scelta altruista basata sull’empatia
Questi studi ci mostrano da quale emozione sono spinte le persone quando scelgono di sostenere, anche attraverso un ultimo gesto di generosità, chi ne ha più bisogno. I passi avanti fatti in questi anni grazie alla Campagna informativa promossa dal Comitato Testamento Solidale Secondo l’ultima indagine GFK Eurisko realizzata nel 2016 dal Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 21 Organizzazioni, confermano che la direzione che abbiamo intrapreso da oltre cinque anni è quella giusta, con il 14% dei nostri connazionali che è pronto a inserire nelle disposizioni testamentarie un lascito. È importante far conoscere all’opinione pubblica a cosa si può contribuire con un lascito solidale e l’esempio di chi questo gesto lo ha già compiuto. Perché l’altruismo, lo dice la scienza, è contagioso.
RICERCA: IL BATTITO CARDIACO DEL FETO COME BIOMARCATORE DELLO STRESS MATERNO.PROGETTO INTERNAZIONALE CON PARTNER TRIESTE.
Se durante la gestazione la mamma è esposta a stress – ansia, depressione, timori, insicurezze – il feto potrebbe risentirne e il suo sistema nervoso autonomo potrebbe svilupparsi in modo alterato, causando disturbi in età adulta. Per approfondire questo tema un progetto di ricerca internazionale multicentrico – unico partner italiano è l’Irccs Burlo Garofolo di Trieste – sta per partire con l’obiettivo di individuare stress e altri fattori di rischio già in gravidanza e indagare l’uso di un possibile biomarcatore come il battito cardiaco, che fornisce indicazioni precoci sullo sviluppo neurologico del feto. Il progetto ha come coordinatore Martin Frasch dell’Università di Washington (Usa) e coinvolge diversi altri centri tra cui Germania, Argentina, l’Università Bar-Ilan in Israele e l’Università di Lethbridge (Alberta, Canada).
Proprio la variabilità del ritmo cardiaco fetale – analizzabile con una tecnica non invasiva chiamata PRSA (Phase Rectified Signal Averaging) – e l'(in)capacità del cuore di accelerare e decelerare come dovrebbe saranno oggetto dello studio. «Noi siamo l’unico centro Italiano e il progetto non è ancora iniziato in quanto abbiamo applicato alcuni grant internazionali. Pertanto, siamo in attesa di un finanziamento adeguato per iniziare. È in corso una fase pilota svolta a Monaco di Baviera», spiega Tamara Stampalija, responsabile della struttura semplice dipartimentale di ricerca di medicina fetale e diagnostica prenatale del Burlo Garofolo di Trieste.
«Monitorando i feti durante la gestazione – continua la ricercatrice – si è capito che c’è una correlazione tra la ridotta crescita fetale/ridistribuzione del circolo fetale, e la ridotta capacità del cuoricino di accelerare e decelerare a dovere, rispetto ai feti con crescita normale. Si è visto inoltre che esiste anche una correlazione tra l’alterata attivazione del sistema nervoso autonomo, fondamentale nel controllo della funzionalità cardiaca, e il diabete in gravidanza».
Il ritmo cardiaco fetale sta dunque diventando un biomarcatore prezioso per ottenere informazioni predittive sullo sviluppo del sistema nervoso autonomo del bimbo. Il suo monitoraggio ante-partum ha molti vantaggi: non è invasivo, si può eseguire ambulatorialmente, è computerizzato e affidabile, e la sua importanza non si esaurisce con la nascita.
È risaputo che lo stress materno in epoca prenatale si associa a disturbi del sonno, disturbi di attenzione e iperattività, nascita pretermine, basso peso alla nascita e altri. Ma una gestazione stressogena può indurre anche un particolare tipo di modifiche chiamate epigenetiche: sono modifiche ereditabili, che non alterano la sequenza del Dna bensì l’espressione dei geni, e che possono predisporre una persona a malattie, o alterarne le risposte a fattori diversi nel corso dell’esistenza.
«Le modifiche epigenetiche diventano evidenti con la crescita – aggiunge Stampalija – e stanno alla base della cosiddetta teoria dell’origine fetale delle patologie dell’adulto. Oggi sappiamo che tali modifiche si possono addirittura trasmettere tra generazioni successive: diversi studi hanno dimostrato come lo stress vissuto dalle vittime dell’Olocausto abbia determinato (nei genitori) alterazioni epigenetiche che poi sono comparse anche nei figli, che pure l’Olocausto non lo avevano vissuto direttamente».
Altre modifiche epigenetiche stress-correlate riguardano piccole molecole chiamate micro Rna (miRNA), che regolano il modo in cui i geni sono espressi influenzando, per esempio, la proliferazione cellulare e il metabolismo dei lipidi.
Il Burlo Garofolo di Trieste sarà dunque, tra i partner dello studio, quello che selezionerà gruppi di gestanti a basso e alto rischio di stress per seguirne i feti durante la gestazione – in particolare nel terzo trimestre di gravidanza – e poi nei primi anni di vita. «Le conseguenze dello stress subìto nella vita intrauterina diventano più evidenti nell’adulto», conclude Stampalija. «Prove concrete suggeriscono come lo stress prenatale influisca sullo sviluppo neurologico e cognitivo postnatale e della prima infanzia, e come ciò possa sfociare nel disturbo da deficit di attenzione e iperattività, o in disturbi del sonno. Il protrarsi di questi disturbi può portare a depressione e predisporre a disturbi psicotici in età adulta.
ISS: AL VIA LAVORO SU LINEE GUIDA AUTISMO
Per prima volta raccomandazioni distinte bambini, adolescenti e adulti
Formulare diagnosi accurate nei bambini e negli adulti e se necessario indirizzarli al trattamento, indicare terapie personalizzate a seconda delle caratteristiche individuali della persona, creare una rete di sostegno e assistenza, favorire l’interazione tra medico, paziente e familiari e rendere omogenea tra le regioni la qualità delle cure da oggi e’ possibile. Le nuove Linee Guida sul disturbo dello spettro autistico che saranno redatte dall’Istituto Superiore di Sanita’, attraverso il Sistema Nazionale delle Linee Guida, vogliono raggiungere questi obiettivi.
Le principali novità riguarderanno l’introduzione del tema della diagnosi e l’estensione delle raccomandazioni all’età adulta – fa sapere in una nota l’ente. Inoltre, l’ISS coordinerà l’elaborazione di due distinte linee guida, una per i bambini e gli adolescenti e una per gli adulti, che saranno sviluppate nel corso di un anno e mezzo. Le raccomandazioni, la prima attesa entro la fine dell’anno, saranno rese pubbliche non appena formulate dal panel insieme alle evidenze scientifiche prodotte dai centri di revisione sistematica sul sito web dedicato liberamente accessibile e consultabile.
Si è conclusa oggi la riunione di insediamento dei due panel di esperti indipendenti deputati alla formulazione dei quesiti clinici, delle raccomandazioni e dei relativi indicatori per la pratica clinica e organizzativa basandosi sulla metodologia GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation)- si legge nella nota diffusa dall’Iss – Per ogni Panel sono stati selezionati 14 esperti con chiara e documentata esperienza (non meno di 5 anni) nel campo della diagnosi e trattamento dei bambini/adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico presso enti/aziende sanitarie appartenenti al servizio sanitario nazionale o ad esso accreditate e 2 membri laici, genitori di persone con disturbo dello spettro autistico o persone nello spettro.
“Evidenza scientifica e rigore metodologico guideranno lo sviluppo delle nuove Linee Guida dell’Istituto- spiega Maria Luisa Scattoni, coordinatrice del comitato tecnico-scientifico- Nel documento, che mira a definire le strategie diagnostico terapeutiche raccomandate per la diagnosi e il trattamento del disturbo dello spettro autistico, sono previste per la prima volta raccomandazioni anche per gli adulti. Le Linee Guida, che contiamo di completare entro un anno e mezzo, verranno elaborate attraverso un metodo scientifico rigoroso e trasparente adottato dalle piu’ autorevoli agenzie di salute internazionali”.
Le raccomandazioni saranno prodotte dal Sistema nazionale Linea Guida del Centro Nazionale Eccellenza clinica, qualita’ e sicurezza delle cure. “Adottiamo i migliori standard metodologici per la creazione di Linee Guida su un argomento di alta complessità e impatto sociale- dice Primiamo Iannone, direttore del Centro- Confidiamo perciò nella credibilità e autorevolezza delle raccomandazioni prodotte”.
A coordinare l’attività per la componente metodologica il prof. Holger Schunemann Direttore Cochrane Canada e del Centro GRADE dell’Università McMaster (Canada) e per la componente scientifica il prof. Francesco Nardocci, neuropsichiatra infantile, gia’ presidente della Societa’ Italiana della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (SINPIA) e il Prof. Corrado Barbui, psichiatra e Direttore del Centro Collaboratore dell’OMS per la Ricerca e la Formazione in Salute Mentale e la valutazione dei servizi dell’Università di Verona e del Centro Cochrane.
Faranno parte del gruppo di lavoro anche due centri di eccellenza per la revisione sistematica delle evidenze scientifiche quali il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio – Asl Roma 1 e l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri.
Per quanto riguarda gli adulti, tra gli obiettivi, anche quello dell’uniformità delle cure e dell’assistenza. “Le Linee Guida- aggiunge Corrado Barbui, coordinatore delle LG per gli adulti- sono rivolte a tutti gli operatori sanitari, con l’obiettivo di migliorare il riconoscimento dei casi di disturbo dello spettro autistico negli adulti e offrire indirizzi per uniformare l’offerta dei servizi erogati sul territorio nazionale e migliorarne la qualità”.
Le nuove Linee Guida, aggiunge il comunicato dell’Iss, insisteranno sulla tempestività del trattamento e dovranno tenere conto della complessità del disturbo e dell’importanza dell’interazione con la famiglia considerandola parte integrante del percorso di cura.
“Un percorso diagnostico deve essere effettuato nell’ottica di un’immediata presa in carico- dice Holger Schunemann, coordinatore ed esperto metodologo per le due LG- scopo finale della linea guida e’ quello di supportare i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico terapeutico più appropriato, condividendo tale scelta con le persone nello spettro e i loro familiari/caregivers”.
Queste Linee Guida si propongono, aggiunge l’ente, di completare, arricchire e perfezionare un processo avviato nel 2011 con l’elaborazione della prima Linea Guida ISS sull’autismo ampliando il concetto di rete, fondamentale per il percorso di diagnosi e cura di questo disturbo.
“Con queste nuove linee guida- conclude Francesco Nardocci coordinatore della LG per l’eta’ evolutiva- si vuole promuovere il coinvolgimento sinergico di una rete di professionisti sanitari, educativi e dei familiari fondamentale sia per riconoscere i segnali e quindi fare la diagnosi prima dei tre anni, sia per iniziare più precocemente possibile il trattamento”.
Cordiali saluti
La Segreteria Nazionale